III TAPPA
Kalamata – Sparta (km 59) - 15 giugno 2000
Il risveglio ci viene dato bruscamente, verso le 6,30, dai mezzi della nettezza urbana.
Ne approfittiamo per metterci sulla bici presto. Facciamo colazione in un bar appena aperto dove già sostano i primi “sfaccendati” della giornata.
Iniziamo la salita del monte Taigeto, il più alto del Peloponneso, con una temperatura abbastanza fresca. Dopo aver raggiunto una quota di circa 500 m., ripiombiamo con una ripida discesa nella valle incassata del fiume Nedon perdendo circa 200 m di quota faticosamente guadagnata. Dopo un tratto in piano la strada sale decisamente ed il caldo comincia a farsi sentire. Saliamo in un bosco di platani fino ad una splendida sorgente prima dell’abitato di Artemisia. Facciamo una sosta e ci rinfreschiamo. Riprendiamo la salita; la mancanza delle indicazioni altimetriche non ci informano sulle quote raggiunte, ma le avvertiamo nelle gambe e dal variare della vegetazione. I platani cedono pian piano il posto ai castagni e questi ai pini che si fanno via via più radi. Raggiungiamo finalmente il passo a quota 1300. Secondo la guida edt dovremmo essere a 1520 m, ma evidentemente si tratta di un errore. In ogni caso, considerando il sali e scendi iniziale, abbiamo abbondantemente superato i 1500 mt di dislivello: soddisfatti facciamo una doverosa sosta. Ci buttiamo quindi nella discesa delle orride gole di Lankada dove la vegetazione si alterna a rocce nude. E’ questo il posto, secondo la leggenda, in cui gli Spartani abbandonavano i neonati malformati.
Rapidamente lasciamo il Taigeto “verde e ricco di acque” e raggiungiamo la piana di Sparta.
Cittadina piacevole e luminosa, nelle valle del fiume Eurota, immersa nelle coltivazioni mediterranee con predominanza dell’olivo, assolutamente lontana dalle tristi immagini storiche di città governata con ferrea disciplina in funzione della guerra.
Il piccolo albergo Cecil, in stile Liberty, ci accoglie in un ambiente confortevole e familiare. Desta sempre curiosità la nostra insolita comitiva.
Dopo un pranzo adeguato decidiamo di visitare Mistrà. Sono le 14 ed il caldo è al massimo.
Dividiamo per un breve tratto il taxi con un signore, il quale , saputa la nostra provenienza, ci dice: “Italiani e Greci, due popoli, un solo volto”.
Le impressionanti rovine coprono il fianco di una collina punteggiata di olivi e si estendono dai 330 metri ai 620 del Kastro, primitiva fortezza fondata nel 1249 da Guglielmo di Villehardouin , feudatario francese reduce dalla IV crociata.
Fu centro culturale e commerciale importante sotto i Despoti bizantini, tanto che i rappresentanti della scuola umanistica ivi esistente, alla venuta dei Turchi, emigrarono in Italia dando un contributo importante al nostro Rinascimento. Mistrà ebbe ancora un periodo di splendore sotto i Veneziani(dal 1687 al 1715) come centro di fabbricazione della seta.
Attualmente è funzionante il monastero della Pantanassa; numerose chiese sono restaurate e visitabili. Suggestivo è il complesso di Metropoli (Cattedrale di Agios Dimitrios). La visita è faticosa per il caldo ed i dislivelli; è importate portare una scorta di acqua.