28 - 30 gennaio 2005
Questo breve racconto vuole essere un resoconto del nostro viaggio all’"Elefantreffen 2005", ed ho cercato di farcire la cronaca dei tre giorni trascorsi in moto con alcuni spunti che forse ti potranno fare comodo.
Da questa esperienza ho imparato che ci sono tre tipi di motociclisti; i “fashion bikers” (definizione insegnatami da Paolo), che usano la moto solo quando fa caldo, non piove e non c’è vento che alzi polvere che potrebbe sporcare la moto rigorosamente in tinta con la muta, il casco e la ragazza sul sellino posteriore. Se vai all’Elefant li riconosci quando li vedi arrivare con la Jeep o il Camper, moto su carrello al traino, fermarsi davanti all’albergo dove talvolta entrano già con la tuta addosso lustra come la moto ed il casco (e forse la ragazza del sellino). Li vedi anche nella ‘buca dell’elefante’, aggirarsi lindi come fossero appena usciti dal ‘bikers superstore oggi tutto in svendita’, facce distese, ben pettinati, occhiali da sole e compagna in tinta, o meglio ancora in pelliccia; la moto, se è bel tempo e le strade sono asciutte, può scendere dal carrello per una breve corsa fino all’entrata dell’Elefante dove la foto è d’obbligo, dando magari dei 'non motociclisti' a chi è arrivato fin li in vespa.
Ci sono poi i ‘bikers’, che sorpassi nel viaggio verso l’elefante e ti chiedi perché loro riescono a viaggiare con così poco bagaglio mentre tu hai dovuto caricarti di griglia tenda acqua ecc., e poi scopri che alloggiano allo stesso albergo dei fashions. All’Elefant li riconosci perché arrivano alla buca riposati e freschi, non puzzano di fumo e non hanno gli stessi vestiti di ieri, ma hanno la moto e la tuta sporca.
Infine ho scoperto gli ‘Elefant bikers’; che ti ricordi di aver superato in autostrada e di esserti chiesto (tu che è la prima volta che ci vai) che cavolo si portavano dietro a fare una slitta ben legata sopra una montagna di bagagli incriccati sul sellino posteriore. Con loro condividerai il freddo, la puzza di fumo e tante altre cose e l’anno prossimo ti ricorderai quanto abbiano fatto bene loro a portarsi una slitta per trasportare le fascine di legna vitali per sopravvivere nella ‘buca’.
Adriano, Umberto, Paolo ed io (Franco), siamo partiti da Trento alle 8,15, ed uscendo di casa, vedendo il termometro che segnava -6.5 ho pensato che se non era mai stato un problema andare a lavorare in moto con quel freddo non poteva certo esserlo per andare a divertirmi. Siamo ben attrezzati e Paolo è quasi un veterano dell’Elefante essendoci stato anche l'anno scorso. Adriano è su Honda VFR 800, Umberto su Ducati Monster 800 (mitico senza capolino), Paolo su Honda Shadow 600 ed io su BMW GS 1200.
Quando parti per l’Elefante ti devi aspettare il peggio, che magari poi non succede, ma devi sapere che probabilmente troverai la neve sulla strada, che troverai moolto freddo, che ghiaccerà tutto, che non ti potrai cambiare finché starai li, che se non cadrai sarà solo perché sei più fortunato degli altri, non più bravo e che non vai ad una sfilata di moto lustre quindi se hai la carena proteggila con paracolpi, con gomma piuma, o polistirolo o altro. Portati abbigliamento adeguato (termico, tecnico, ipercaldo), la bool dell’acqua calda, le moffole, gli scaldini che usano i pescatori (quelli con dentro il corbone da accendere), la tenda tosta ed il sacco a pelo da ghiacciaio, i calzettoni di tuo nonno (ne metterai più d’uno sopra l’altro), il berretto con i copriorecchie. Sappi che se ti porterai pentole e posate potresti poterle lavare solo con la neve (e su quella neve succede di tutto, ma proprio di tutto); potresti non poterti lavare per tutto il tempo, nemmeno i denti, quindi portati delle gomme da masticare, e delle salviette (che potrebbero ghiacciare come l’acqua il vino la birra ed il latte che ti sei portato). Portati due cavetti elettrici di discreto calibro perché la tua batteria potrebbe abbandonarti (o potresti aiutare qualcuno a cui succede) e non dimenticare una copertina per coprire la moto perché potresti trovarla ricoperta di neve o di ghiaccio. Portati degli accendini che potrebbero non funzionare perché il gas potrebbe ghiacciare come il gas del fornelletto e quindi portati anche dei fiammiferi perché senza il fuoco potresti passartela veramente male.
Più o meno consapevoli, siamo quindi partiti e dopo pochi chilometri abbiamo preso contatto con un primo gruppo di colleghi targati MI. Ho subito fatto i miei complimenti (virtuali) a chi arrivava a Trento alle 8.30 partito chissà quando da MI. Proseguiamo fermandoci ogni 150 Km. per fare benzina e per caricare anche un po’ di caldo; fermarsi e riscaldare guanti e giacca (oltre che le ossa), bere qualcosa di caldo (mai alcolici, oltre ad essere pericoloso è controproducente) ci consente di affrontare meglio i -14 che incontriamo al Brennero. E poco prima di arrivarci Adriano si ferma, è necessario togliere il ghiaccio dalla visiera del casco poiché l’aria espirata forma uno strato di ghiaccio che ti impedisce di vedere. Scopriamo cosi che la grappa può servire anche per pulire la visiera che altrimenti non sapresti come schiacciare. Nessuno si lamenta, c’è allegria, i mezzi sono perfetti e noi pure. Proseguiamo senza problemi, attraversiamo Innsbruck e poi Monaco e poco dopo possiamo bere un thè caldo e mangiare una fetta di torta ad un punto di ristoro organizzato dall’Elefante circa 100 Km da Passau. E’ indispensabile trovare subito un distributore perché da Monaco a Passau l’autostrada ne è completamente priva; quindi usciamo per fare il pieno. Proseguiamo e l’imbrunire rende sempre più difficile guidare perché, abbassandosi la temperatura esterna, la visiera si ghiaccia in continuazione, costringendoci a guidare con la visiera alzata; per favorirci, negli ultimi chilometri si mette anche a nevicare, sai che bello senza visiera, non bastasse il freddo che ti mozza il fiato quando respiri. Lentamente, ma con soddisfazione, ci avviciniamo alla nostra meta ed alle 16,30 arriviamo nei pressi di Solla; io sono munito di navigatore che ci porta con precisione millimetrica all’entrata dell’elefante. Percorriamo fiduciosi la stradina che ci porta all’entrata situata rigorosamente dopo una discesa di 50 metri ovviamente ricoperta di neve. Da Trento abbiamo percorso 528 Km.
Pagati i 18 € d’entrata della "buca", una conca in mezzo alla foresta completamente ricoperta di neve tende e moto, e resici conto dell’impossibilità di portare le moto vicino alle tende torniamo sulla stradina di ingresso dove parcheggiamo e scarichiamo la mia, la moto di Adriano e quella di Umberto. Paolo è riuscito a portare la sua nella buca. Ora è buio e con le torce che ci siamo portati montiamo le nostre tre tende, quella di Paolo ed Umberto in piano, la mia e quella di Adriano in leggera pendenza. Scopriremo quando andremo (per così dire) a dormire cosa vuol dire avere una tenda montata sulla neve, in pendenza, con sotto un telo di nylon. Acquistiamo la legna che ben bagnata ed intrisa di neve non è facile accendere senza diavolina o benzina o paglia o carta, e ceniamo con la carne alla griglia che c siamo portati. Si avvicinano i -10 e poi i -15 e più avanti ci rendiamo conto che si stà meglio davanti al fuoco che nel sacco a pelo, ma Umberto non ce la fa più e tenta un sonnellino. Verso le 23 lo vediamo comparire fuori dalla tenda, impossibile restarci dentro, si stà davvero meglio davanti al fuoco. Davanti a noi, nel frattempo, stà succedendo di tutto; un motociclista non proprio nel pieno delle sue facoltà mentali tenta di salire con la moto su una montagnola di neve il più in alto possibile cadendo ogni volta; altri, vestiti con un sacco di plastica si lanciano a capofitto giù da una discesa falciando chiunque si trovi sulla loro traiettoria mentre scoppi e fuochi d’artificio esplodono da ogni parte. Passa ancora qualche ora e siamo a -17, non ce la facciamo più e tentiamo di andare a dormire. Io non me la passo poi male ed a parte la feritoia del mio sacco a pelo da cui entra una lama di freddo riesco a dormire fino alle 8 del mattino; non di filata ovviamente ma svegliandomi una decina di volte, per il freddo ed i bisogni fisiologici che richiedono uno sforzo quasi inumano (non è proprio come andare in bagno a casa propria – abbiamo raggiunto i -20 ed in tenda è -15). Durante la notte apprezzo i tappi per le orecchie che isolano almeno un po’ dai boati esterni, lo scaldino che tengo acceso e che mi dà un’illusione di tepore, i guanti, il berretto e rimpiango di non aver portato una bool per l’acqua calda.
Alle 8 in tenda sembra che nevichi, il vapore prodotto respirando ha formato un strato di brina sulle pareti della tenda e ad ogni movimento mi nevica addosso; esco. I miei compagni sono già fuori e facciamo colazione con latte e cappuccino solubile, pane sghiacciato sul fuoco e marmellata in parte congelata. Andiamo a controllare le moto e vediamo che partono al primo colpo, tutte, anche il Monster di Umberto a cui ha dovuto rabboccare il liquido della batteria; tutte tranne la mia (BMW nuova di zecca - che vergogna). Riproverò più tardi. Si va a prendere altra legna, 5 € a fascina che pesantemente ti devi andare a prendere e trascinare come puoi fino alla tenda (ma guarda quello che se la porta con la slitta…). Intanto attorno a noi si srotola la vita dell’Elefante, con mezzi incredibili che sfrecciano da tutte le parti muniti di catene fatte con ogni cosa (corde, fil di ferro, fascette di plastica, catene di ferro ecc.) e guidate dai personaggi più incredibili. Pranziamo, assistendo alla precoce sepoltura da parte di Adriano di quello che doveva essere un succulento piatto di fagioli con le cipolle. Intanto il fumo dei falò ha impregnato tutto ciò che c’è in giro. Dopo pranzo rivisitiamo la ‘buca dell’elefante’ dove la vita dell’"Elefant biker" scorre fra porchette, birra, sidecar, e gente pazza con mezzi pazzi.
E’ tardo pomeriggio ed un breve meeting ci fa decidere di partire ora, fare una capatina in Repubblica Ceca e rientrare la Linz. Smontiamo e tende, regaliamo il cibo rimasto ai nostri vicini, carichiamo le moto e partiamo. Ora si accende anche la mia. Riusciamo a percorrere solo 15 Km. perché le visiere ghiacciano, nevica, si è fatto buio e sbagliando strada finiamo in una stradina in discesa, coperta di neve e ghiaccio; si cade (per fortuna nulla di grave). La prossima volta mi porto le catene e non quello stupido spry che non serve a nulla. Raggiungiamo così Grafenau dove decidiamo di fermarci alla pensione Knodelweber; ovvia mega doccia, grande mangiata e lunga dormita nonostante la festa di carnevale che tengono proprio li. L’indomani mattina, dopo una ricchissima colazione, si carica e si rientra.
Arrivato a casa Tiziana mi saluta e mi dice che sembro più vecchio di dieci anni; ma io so che domani la mia forma fisica sarà nuovamente ok e che 10 anni è quanto vale in esperienza un viaggio da “Elefant biker”.
e l'anno prossimo