IV tappa
Sparta
– Nauplio (km 111) - 16 giugno
2000
La partenza è alla solita ora. Dopo un breve tratto di pianura, la strada comincia a salire e dai 200 m. di Sparta, con pendenza pedalabile, si raggiungono i monti dell’Arcadia. La regione è verde e poco abitata, la strada è bella, nuova o in corso di ampliamento. Si raggiungono gli 800 metri a Bakouru. I rari automobilisti dimostrano la loro simpatia con saluti e “strombazzamenti”.
La sosta rifornimento avviene in una modernissima stazione di servizio. La ragazza al banco è molto carina e affabile.
Riprendiamo il viaggio e dopo pochi km una lunga discesa ci porta nella piana di Tegea, a 660 m.
Siamo a metà della tappa giornaliera. Attraversiamo una pianura coltivata e ci dirigiamo verso Nauplio, piegando verso est. La strada, nuova, con pendenza continua di tipo autostradale costeggia un vallone desolato. Il sole è a picco ed il traffico automobilistico prossimo allo zero.
Si raggiungono i ca. 800 metri del valico di confine tra Arcadia e Argolide. Piccola sosta di ristoro con le nostre provviste (non esistono punti di rifornimento). E poi giù verso il mare. In poco tempo raggiungiamo il villaggio di Mili dove facciamo una sosta-ristoro prolungata.
Gli ultimi 15 km costeggiano la baia di Nauplio su una strada sconnessa e piena di traffico.
Nella cittadina facciamo fatica a trovare posto perché è venerdì e gli alberghi sono prenotati per la fine della settimana.
Due di noi alloggiano in una specie di “suite” di lusso e gli altri due praticamente in un garage.
Ci fermeremo due giorni, dedicandoli alla visita di Micene e Atene.
Raggiungiamo Micene, il giorno successivo, con un autobus di linea sfiorando Tirinto e passando per Argo.
Il sito archeologico di Micene incute rispetto e non sembra essere contaminato dai turisti i quali, anche se a volte distratti e vocianti, rendono omaggio, con un faticoso pellegrinaggio, a questi nostri antenati persi tra mito e leggenda e riemersi prepotentemente nella storia grazie alla scoperta delle loro opere. Nel Tesoro di Atreo si entra in punta di piedi ed in silenzio, avvolti dalla penombra, e si guarda verso l’alto stupefatti da tanta grandiosità e perfezione architettonica.
Il giorno successivo è coperto e ventoso, e quindi adatto più alla visita di Atene che ad una escursione ciclistica. Con autobus di linea raggiungiamo la capitale greca e ci dirigiamo subito verso l’Acropoli. Questa assume, grazie al tempo corrucciato, un aspetto tragico, ben diverso da quello luminoso e trionfante delle giornate di sole. Rendiamo il nostro omaggio ai templi ed al Museo dell’Acropoli vigilato dall’enorme civetta di pietra.
Discendiamo nell’Agorà e percorriamo con grande emozione la grande strada delle Panatenee. Ci soffermiamo un attimo di fronte alla piccola chiesa dedicata a S.Paolo e costruita nel posto dove l’apostolo nell’anno 50 fece il celebre discorso di fronte all’Aeropago.
Visitiamo infine il Teseion, tempio costruito dallo stesso architetto del Partenone e ottimamente conservato.
Raggiungiamo rapidamente il museo archeologico e ci perdiamo in un mare di splendidi pezzi che vanno dall’arte cicladica (3000 a.c.) al periodo romano.
La civiltà Micenea dalle architetture grandiose, degne di giganti, rivela raffinatezze incredibili di oreficeria e delicatezze di pitture a fresco. La gigantesca statua di Poseidone è il simbolo di un culto della bellezza e della perfezione fisica che nei secoli successivi è stato più volte inseguito invano, e, forse, finalmente eguagliato 2000 anni dopo, da Michelangelo.
La visita all’immensa collezione di vasi ci è preclusa dalla chiusura del Museo.
Quanto abbiamo visto è comunque sufficiente, forse troppo, e manterrà vivo dentro di noi il ricordo di questo popolo che ha avuto il dono della bellezza ed ha voluto trasmetterlo al mondo.